Meglio un Fiorito in casa che un bocconaro all’uscio

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Ventimila!

Ieri 25 ottobre questo sito ha raggiunto il numero di ventimila visitatori dalla sua creazione, avvenuta poco più di due anni fa.
Un buon risultato, date le possibilità.
Grazie a tutti coloro che con le proprie visite vi hanno contribuito.
MS

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Nuova grande vittoria di Hugo Chavez

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Gli squali sbarcano anche in India

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Gen. Fabio Mini – Perchè siamo così ipocriti sulla guerra?

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Ma per intanto lo zio Tibia in galera non ci va

Il Sallusti cerca il martirio in carcere ma sciaguratamente non viene accontentato.
La casta dei giornalisti – una delle peggiori, il cui “ordine professionale” andrebbe disciolto qui e adesso – si è quasi unanimente levata in sua difesa contro i “reati di opinione”. Mistificazione e infamia. Infamia, perché quando è un quisque de populo e non un compare di penna a trovarsi perseguito per un autentico “reato di opinione”, il giornalistume mainstream non si scompone punto, e a volte plaude. Mistificazione, perché il Sallusti non fu perseguito per una “opinione”, posto che ne abbia, ma per una menzogna diffamatoria pubblicata sotto pseudonimo da un quotidiano che egli dirigeva, avendo omesso il controllo di cui la Legge gli fa obbligo.
Ma il peggio non ha limite. Mi vien difficile immaginare elementi al di là del Sallusti, e non solo fisiognomicamente parlando, invece uno è saltato fuori: l’autore, col nomignolo di Dreyfus (!), dell’articolo bugiardo. Trattasi di Farina Renato, lo spione betulla, costretto a confessare, nel parlamento dove degnamente siede ben al riparo delle note guarentigie, ma soltanto dopo che un altro notevole soggetto, il Feltri, l’aveva pubblicamente denunciato come vigliacco.
Trovo sgradevole trovarmi a respirare la stessa aria di gente siffatta.
Per intanto, tra una menata e l’altra, zio Tibia rimane a piede libero. Scommetterei che ci resterà, ma in caso contrario lo spumante sarà già in fresco.
MS

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La realtà supera la fantasia

Si era saputo (Rizzo e Stella sul Corriere della Sera del 4 gennaio 2012) che uno stenografo del Senato, al massimo livello retributivo, poteva essere pagato 290.000 euro lordi all’anno (2.000 meno del Re di Spagna e 50.000 più del presidente della Repubblica; un commesso o un barbiere fino a 160.000 euro; un coadiutore fino a 192.000; un segretario fino a 256.000; un consigliere fino a 417.000. Oltre indennità varie.
Rizzo e Stella osservavano che “Nel 2010 la retribuzione media dei 1.737 dipendenti di Montecitorio, dall’ultimo dei commessi al segretario generale, era di 131.585 euro: 3,6 volte la paga media di uno statale (36.135 euro) e 3,4 volte quella di un collega (38.952 euro) della britannica House of Commons. E parliamo, sia chiaro, di retribuzione: non di costo del lavoro. Se consideriamo anche i contributi, il costo medio di ogni dipendente della Camera schizza a 163.307 euro. Quello dei 962 dipendenti del Senato a 169.550“. Già sembrava che la realtà superasse la fantasia.
E fin qui si trattava di dipendenti diretti.
Notizia di ieri è che Orlando Ranaldi, direttore delle Poste nella sede del Senato e casualmente iscritto all’API di Rutelli, è stato arrestato per spaccio di cocaina nell’ambito di un’operazione contro una banda di Albanesi e Italiani che avrebbe gestito un vasto traffico di stupefacenti a Valmontone.
Vero che è Poste Italiane S.p.a., l’azienda diretta dal sig. Sarmi, a decidere l’assegnazione dei propri dipendenti. Ma che il fatto abbia comunque toccato Palazzo Madama, e in questo momento, sembra persino emblematico.
Se qualcuno ce l’avesse predetto, non saremmo riusciti a crederci. Quando ci sono di mezzo, direttamente o indirettamente, i palazzi dei politicanti, sempre più spesso la realtà supera – di molto – la fantasia.
MS

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Sassoon abbandona, un gesto apprezzabile

All’esito di polemiche trascinatesi prevalentemente in rete circa il suo ruolo effettivo alla luce delle frequentazioni avute, il sig. Enrico Sassoon ha annunciato con una lettera a un quotidiano di lasciare la Casaleggio e Associati, che gestisce il blog di Beppe Grillo, della quale era socio. Tra le altre cose, il sig. Sassoon lamenta essere stato oggetto di diffamazioni consistenti nell’attribuirgli legami coi “poteri forti” cosiddetti, in una sorta di complotto teso a infiltrare e condizionare nell’azione politica il Movimento a Cinque Stelle. Denuncia inoltre di essere stato preso di mira per il suo cognome ebraico, omonimo di personaggi ritenuti poco raccomandabili del passato.
Da parte mia, non ritengo che l’essere ebrei piuttosto che indù o inuit rilevi alcunché nel merito delle proprie azioni personali. Tra gli Ebrei, in particolare, si possono oggi annoverare, nel meglio e nel peggio, tanto Noam Chomsky quanto Michael Ledeen. Altro sarebbe ragionare circa l’uso che taluni soggetti fanno della propria identità ebraica, identità dai confini variamente e arbitrariamente codificati, ma non è questa la sede.
Ciò posto, confesso che il curriculum professionale attribuito al sig. Sassoon – foss’anche vero solo per la metà – a me politicamente inquieta. Mi riferisco, se confermate, alle esperienze nell’American Chamber of Commerce in Italy e nell’Aspen Institute Italia. Esperienze che non risultano di per sé in una condanna: a Travaglio e Gomez capitò di lavorare per l’omino di Arcore, al Gen. Fabio Mini di essere capo di s.m. per il Comando NATO del Sud Europa e comandante NATO in Kossovo-Metohia, e basta ascoltare ciò che dice adesso per capire come determinate esperienze siano anche formative: fanno comprendere certi meccanismi e ne producono gli anticorpi.
Alla partecipazione del sig. Sassoon nella Casaleggio Associati, inoltre, non si dovrebbe applicare la proprietà transitiva nei confronti del blog di Grillo: essere nella struttura che regge il blog è significativo, ma salvo prova contraria non implica di occuparsene personalmente. In ogni caso bisognerebbe guardare ai fatti: finché la linea del blog, coi relativi contenuti, si manterrà nel solco originario, senza praticare sconti a quell’ambientino ben noto al quale l’AmCham Italy e l’Aspen Italia inter alia appartengono, trarre conseguenze di ordine “complottistico” dal curriculum professionale del sig. Sassoon pare arbitrario.
Vero è che in quell’ambientino, suddetto, usa anche la tecnica dell’infiltrazione: disporre qua e là di “pedine” passive (elementi non direttamente operativi ma relazionabili sotto il profilo dell’informazione), con maggiore utilità se oltre le linee nemiche, è pratica diffusa. Ma negli organismi ampi, fossero anche blindati come il PCUS, si trova pressoché inevitabilmente spazio anche per provocazioni aperte. E se per caso il sig. Sassoon fosse veramente un infiltrato-informatore, allora i danni per il Movimento Cinque Stelle, considerato com’è strutturato, non credo sarebbero irrimediabili.
Mi sembra piuttosto che il suo gesto di lasciare la Casaleggio e Associati al di là del suo curriculum sia apprezzabile: più che per il suo effetto concreto, per avere sotratto un pretesto a svariate speculazioni mediatiche in danno del Movimento Cinque Stelle.
MS

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In Portogallo le Forze Armate si schierano col popolo (2)

Di seguito la mia traduzione del documento emanato dall’AOFA il 14 settembre scorso (riprodotto in originale nell’immagine qui a sinistra).

COMUNICATO DELL’ASSOCIAZIONE DEGLI UFFICIALI PORTOGHESI
Approssimandosi la realizzazione di iniziative a carattere civico, conseguenza delle misure annunciate ed espressione di un innegabile malessere trasversale all’intera società, così come comprovatamente attestano le dichiarazioni di eminenti personalità di settori politici e sociali differenti, intendiamo, con questo mezzo, manifestare la nostra calorosa solidarietà a tutti i Portoghesi che soffrono il peso degli enormi sacrifici loro imposti, rammentando che già lo facemmo nel trascorso anno 2011.
Perché, prima di tutto, siamo cittadini soggetti alle stesse ingiustizie e misure inique, assunte da coloro che hanno il dovere costituzionale di perseguire il bene comune, col pretesto di rimediare a situazioni delle quali coloro che vengono penalizzati non portano responsabilità alcuna mentre altri ne hanno certamente beneficiato.
E dato che essere cittadini non si esaurisce solo nel fatto di appartenere alla società, essendo necessario partecipare anche alla sua trasformazione, solidarizziamo con tutte le iniziative che, nell’esercizio diretto di un diritto di cittadinanza, affermino il rifiuto di pratiche ingiuste sempre rappresentate sotto l’etichetta di nobili obiettivi, ripetutamente utilizzata per:
- ingannando e diffondendo la paura, formulare promesse che non saranno mantenute, come concittadini insospettabili vanno peraltro sempre più riconoscendo;
- giustificare soluzioni sistematicamente penalizzanti, in base all’affermazione ripetuta che tali opzioni ricadono sotto una irrinunciabile responsabilità, nel mentre i fatti invariabilmente dimostrano il contrario;
- ripetere, ancora una volta, l’ingannevole proclama secondo il quale, una volta effettuati i sacrifici che vengono imposti, la soluzione si trova a portata di mano per poi successivamente, dando il detto per non detto, penalizzare sempre gli stessi raddoppiando la dose mentre altri, qui o in altri luoghi, stanno accumulando ricchezze illimitate, così sottratte a coloro che non possiedono praticamente altre risorse oltre alla remunerazione del proprio lavoro.
In un momento come questo, riconosciuto da tutti di estrema gravità e nel quale le tensioni sociali potranno sfociare in giuste proteste e altre manifestazioni di cittadinanza e indignazione costituzionalmente consentite, preme affermare che l’Associazione degli Ufficiali delle Forze Armate ribadisce qui il fermo proposito che, per quanto ne competa, i militari non saranno mai, così come la Costituzione li obbliga, strumento di repressione nei confronti dei propri concittadini che già giurarono di difendere, nel solco, peraltro, delle dichiarazioni di medesimo tenore effettuate da Sua Eccellenza il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate.
Il Presidente
Col. Manuel Martins Pereira Cracel

MS
(fine – la prima parte è di oggi 25 settembre 2012)

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In Portogallo le Forze Armate si schierano col popolo (1)

Dopo le nuove oceaniche manifestazioni popolari tenutesi sabato 22 settembre (quasi un decimo dei 10 milioni di cittadini portoghesi è sceso in piazza) a coronamento di una mobilitazione ininterrotta di due settimane per contrastare i nuovi tagli alla spesa pubblica e l’aumento delle tasse, il “governo” capeggiato dall’imprenditore Passos Coelho si è visto costretto a rivedere alcune delle misure già decise. Può essere si sia trattato di una ritirata tattica, dato che la mobilitazione sociale negli ultimi quindici giorni era stata massiccia come forse non mai. La revisione comunque riguarderebbe un pacchetto comprendente l’aumento delle imposte per i lavoratori dall’11% al 18% e la diminuzione di quella per le imprese dal 23,75% al 18%, oltre a un aumento della contribuzione a carico dei lavoratori stessi che risulterebbe in una decurtazione salariale del 7%.
Le misure antipopolari già assunte negli ultimi anni hanno riportato la qualità di vita e il livello di reddito agli anni ’70 quando, prima che l’esercito liberasse il paese dalla tirannia, i Portoghesi erano spesso costretti a emigrare. I salari, soprattutto quelli del pubblico impiego, già sono stati ridotti del 20% dopo che il precedente governo li aveva ridotti del 10%. C’è poi da considerare l’aumento dell’IVA e quello, conseguente, dei prezzi, che ha ulteriormente abbattuto il potere d’acquisto dei lavoratori.
Tutto questo per ottenere dall’infame triade FMI-CE-BCE un prestito di 78 miliardi all’interesse del 4-5%, dei quali 12 destinati alle banche e 30 a garantirne i crediti.
Ma il fatto più rilevante, che credo abbia ricondotto il sig. Passos Coelho a più miti consigli, è stato il comunicato dell’AOFA (Associazione degli Ufficiali delle Forze Armate) emesso il 14 settembre alla vigilia di altre manifestazioni, col quale i militari si schierano nettamente dalla parte del popolo.
Il patriottismo dell’esercito portoghese è proverbiale: furono appunto il militari, il 25 aprile 1974, a sbarazzare il paese dalla tirannia reazionaria post-salazarista. Sembra assai significativo che anche oggi, di fronte alla spoliazione sistematica del popolo operata dai collaborazionisti dell’usurocrazia mondialista, le Forze Armate lusitane prendano una posizione chiara, che suona di monito inequivocabile.
Di questo fatto molto importante la comunicazione di regime naturalmente non ha parlato, come non aveva parlato delle posizioni pur meno esplicite assunte dai militari in Spagna e delle proteste della polizia in Grecia.
Nella seconda parte la mia traduzione del documento, la riproduzione del cui originale si trova nell’immagine in testa all’articolo.
MS
(continua)

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