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IN LUTTO E IN COLLERA
In questa posizione era la bandiera d'Europa. Essa è stata rimossa in segno di lutto e di collera per il tradimento che governanti fantocci, collaborazionisti dei nemici della patria, vanno consumando ai suoi danni facendosi strumenti di un'asserita crisi orchestrata per rapinare i popoli e arricchire l'usurocrazia mondialista. Che gli Europei sappiano far pagare a costoro il prezzo del più ripugnante fra i tradimenti, riscattando l'onore della patria.
Chi non vorrebbe che Provenzano racconti ciò che sa?
Non sorprende affatto l’ululante canea levatasi alla notizia che Sonia Alfano, una delle più coraggiose personalità antimafia nonché presidente della Commissione Antimafia al Parlamento Europeo, insieme a Beppe Lumia (“condannato” a morte da Cosa Nostra) ha visitato in carcere, secondo una prerogativa accordata ai parlamentari, alcuni capi mafiosi ricordando loro, in particolare a Bernardo Provenzano, che “l’unica alternativa offerta dalle leggi dello Stato è la collaborazione con la giustizia“.
Gli strilli di taluni compari di partito del Dell’Utri, in particolare, interrogano sui reali intenti di costoro.
Sonia Alfano e Beppe Lumia, da parte loro, hanno sottolineato come sia “fin troppo evidente, a questo punto, che qualcuno in questo paese non vuole la verità e continua ad adoperarsi, in una trattativa che evidentemente prosegue ancora oggi, per impedirne, in ogni modo, il raggiungimento“.
È indubbio che se Provenzano, o altri, dicessero quel che sanno, sarebbe modo svelare retroscena interessanti, e probabilmente assai imbarazzanti per alcuni, non solo dell’infame “trattativa” degli anni ’90 sulla quale la magistratura siciliana sta tuttora indagando ma più in generale dei rapporti strutturati tra politicanti e mafia.
In tema di visite parlamentari a carcerati, merita appena rammentare che il Farina Renato (già “fonte Betulla”, che aveva già patteggiato 6 mesi poi convertiti in 6.800 euro di pena pecuniaria per favoreggiamento nel rapimento di Abu Omar e che pure è compare di partito del Dell’Utri), nello scorso mese di luglio e si è beccato due anni e otto mesi di galera, con rito abbreviato e senza la condizionale, per avere attestato il falso in occasione della visita al galeotto Mora Dario soprannominato Lele – purtroppo poi scarcerato – in quanto precedente il 17 febbraio si era recato al carcere di Opera con un giovane amico (!) del Mora presentandolo come proprio collaboratore fisso.
Dimmi chi visiti ma soprattutto perché lo visiti, e ti dirò chi sei.
MS