“Ogni puttana con l’età…”

Spiace un po’ dover citare Dmitry Rogozin che è pur sempre vice primo ministro del sig. Putin, amico del piccoletto di Arcore. Quando però Rogozin scrive, dopo le sguaiate provocazioni orchestrate nei giorni scorsi da Madonna Louise Ciccone, forse per conto terzi e forse anche per farsi pubblicità, a Mosca e a San Pietroburgo, che “Ogni puttana con l’età tende a tenere lezioni sulla morale, in particolare durante le visite all’estero”, mi è difficile non apprezzare.
La sig.ra Ciccone d’altronde è una consumata professionista del clamore a freddo, capace di mettersi al centro dell’attenzione inscenando, dal nulla, provocazioni perfettamente intonate al suo pessimo gusto. Quando alcuni anni fa la Ciccone strombazzò ai quattro venti la propria “conversione” alla Kabbalah (come fosse una religione) molti rabbini s’indignarono per una tale strumentalizzazione sacrilega, il cui profilo morale fu reso simbolicamente chiaro allorché nel corso di un tour costei si presentò in scena coi suoi ballerini indossando magliette che portavano scritto “Kabbalists Do It Better”.
Quanto alla piazzata della sig.ra Ciccone a Mosca, per meglio inquadrarne il contesto va tenuto presente che il nome “Pussy Riot”, assunto dalle tre sgarrupate attrici dell’indecoroso teatrino nella cattedrale del Santissimo Salvatore a Mosca che suscitò l’indignazione del patriarca Kirill, significa nientemeno che “tumulto (o intemperanza, o stravizio) della gnocca”.
Quanto alla piazzata della sig.ra Ciccone a San Pietroburgo, inscenata sotto l’apparenza di una proclamata solidarietà agli omosessuali, può solo essere stata studiata a bella posta, visto che fare propaganda omosessuale in pubblico, piaccia o non piaccia, là è reato. Se commesso da un ospite straniero e (impropriamente) celebre, sotto l’aspettativa di una totale impunità, si caratterizza come un gesto squallido, ben degno del personaggio.
Putin è impresentabile, ma la Russia in quanto tale costituisce tuttora, in termini geopolitici, uno dei residui elementi di resistenza al mondialismo pilotato da chi realmente comanda a Yankeeland e dai relativi galoppini. Anche questo va tenuto presente, nel momento in cui “qualcuno” monta a freddo un duplice caso, del quale certa stampa occidentale asservita voracemente poi si nutrirà in abbondanza e per scopi null’affatto innocenti.
MS

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