È vero, ma non è tutto. Gli usurocrati mondialisti, per il tramite dei collaborazionisti piazzati al comando dei vari paesi, oltre che sottrarre reddito ai popoli intendono anche spogliarli di quel poco patrimonio che alcuni, con una vita di sacrifici, sono faticosamente riusciti a raggranellare. Ciò può realizzarsi, per esempio, col finanziare seppure in via indiretta il debito pubblico, sul quale lucrano gli usurocrati grazie a tassi d’interesse mantenuti a livello abnorme, non solo espropriando quote di reddito, ma anche quote di risparmio dei privati cittadini. Oppure con l’usare il provento di tali espropri ai cittadini per “attirare gli investimenti” concedendo favori fiscali e normativi ai trafficanti di denaro ai quali si svende il paese. O ancora privatizzando agli amici il patrimonio pubblico, che appartiene al popolo, affinché costoro possano specularci a libito proprio a spese del popolo stesso.
Se si guarda all’Italia, ma non solo all’Italia, si nota che un tale consilium sceleris viene reso operante provocando il crollo del potere d’acquisto attraverso l’inflazione (l’aumento dell’IVA e delle accise producono di per sé un’impennata dei prezzi finali, indipendentemente dagli effetti finanziari), rapinando le pensioni, colpendo con imposte patrimoniali infami i piccoli risparmi e la prima casa d’abitazione, più in generale con una politica fiscale e sociale abietta fondata sulla tirannide dell’impresa e sulla sudditanza del cittadino. E un mantra italiano di questo tempo giustappone proprio, a un debito pubblico cospicuo, un più cospicuo patrimonio privato, inteso come garanzia dei prestatori: rubare dalle nostre tasche per arricchire la merda usuraia. Dunque se è vero che l’usurocrazia mondialista intende schiavizzare i popoli alla maniera cinese, è anche vero che intende depredarli e affamarli, in ultima analisi ucciderli perché il venir meno di servizi collettivi essenziali come per esempio quelli sanitari, anch’essi tagliati per pagare gli interessi agli usurai, materialmente provoca la sofferenza e la morte di tanti cittadini – ieri in Grecia, oggi in Spagna, magari in Italia.
Come ben si vede, e ognuno oggi prova sulla propria pelle, i cosiddetti “mercati” non sono affatto un’espressione di libertà come falsamente asserito da frimarkettari e liberasti di tutte le risme – libera volpe in libero pollaio – bensì un ambito di organizzazione e di perpetrazione di crimini contro l’umanità su scala globale.
Quando ai criminali provvederà finalmente la polizia, sotto forma di una forza popolare vindice e inarrestabile, bisognerà non dimenticarselo e respingere ogni tentazione di clemenza o di pietà per i responsabili.
MS
(fine -la prima parte è di oggi 12 agosto 2012)
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