Antonio Di Pietro e alcuni signor “nessuno”

Ad Antonio Di Pietro si possono rimproverare varie cose. Da parte mia ancora non ho digerito la sua adesione allo squallido pollaio che anni addietro il cicciopotamo Ferrara orchestrò davanti all’ambasciata iraniana a Roma. E certamente Di Pietro, fors’anche costretto dalle circostanze, non è mai riuscito a emanciparsi dalla propria condizione di sostanziale solitudine all’interno stesso del movimento dal lui fondato. Una solitudine leaderistica, se si vuole, ma che non ha consentito una selezione sufficientemente accurata dei quadri politici, tale da evitare l’estemporaneo imbarco di elementi tipo De Gregorio, Scilipoti e Razzi. Certo nell’IdV non mancano le persone perbene, e tra queste quelle capaci, ma le personalità di un certo spessore, alle spalle di Di Pietro, sembrano drammaticamente carenti.
A maggior ragione suonano un po’ stridule come quei ragli d’asino, sia detto simpaticamente, che mai saliranno al cielo, le geremiadi levate nei giorni scorsi da qualche sparuto esponente dell’Italia dei Valori innervosito dalla linea tenace e coerente assunta da Di Pietro non nei confronti della carica di Presidente della Repubblica bensì della persona che attualmente la occupa, i.e. il sig. Napolitano, nonché nei confronti di Bersani & Soci ormai in balia di una sconsolante e inavvicinabile deriva montista. Ora: non solo Di Pietro ha fatto a mio parere la scelta più giusta che potesse fare nel contesto dato, ma – fortunatamente in questo caso – sembra improbabile che le pubbliche doglianze di qualche signor “nessuno”, ancorché del suo stesso movimento, possa spingerlo a ripensarci.
MS

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