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I culi flaccidi sono finalmente andati fuori dai coglioni, ma da gioire c’è ben poco. Non il popolo vindice fu l’autore dell’impresa, che ben avrebbe meritato un epilogo di severità esemplare, ma il sistema di potere criminale che fa capo all’usurocrazia mondialista e ai suoi cosmopoliti ripugnanti servi. L’omino di Arcore, versione caricaturale del liberismo totalitario, per tara personale non era il più adatto a eseguire la spoliazione del popolo italiano e dei beni nazionali che gli usurocrati, manovratori dei cosiddetti “mercati”, hanno accuratamente progettato e della quale si apprestano a tentare, nelle molteplici forme di una rapina istituzionalizzata, la realizzazione. I vizi materiali e morali dell’usurocrazia sono solo apparentemente meno sguaiati di quelli naïf e ruspanti dell’omino di Arcore. Che certamente non merita rimpianto, se non per la deprivazione subita dal popolo di sottometterlo alla giusta punizione. Ma le imminenti rapine dell’usurocrazia mondialista – genìa infame che andrebbe cancellata dalla faccia della terra – potrebbero anche farlo ricicciare. Al peggio, evidentemente, non c’è mai limite.
MS

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