Raffiche d’aria pulita disperdono il lezzo di culo flaccido – parte prima

L’enorme, splendido risultato di Luigi de Magistris, che a Napoli – terza città del paese e capitale virtuale del Sud – è stato eletto sindaco stravincendo al ballottaggio coi due terzi dei voti e sbaragliando ventriloqui e compravoti senza vincolarsi a obbedienza partitiche, sarebbe già sufficiente per celebrare la giornata di ieri 30 maggio come quella di una storica svolta. “Napoli è stata liberata” ha detto non a caso il nuovo sindaco. Liberata dal pericolo incombente e gravissimo dell’occupazione cosentiniana, ma liberata anche dal bassolinismo, dal velardismo, dal complesso politico-affaristico incistato nel sottobosco degli appalti e dei finanziamenti pubblici: intricate e insidiose connessioni delle quali, in un sol colpo, è stata fatta pulizia.
Segno di un modo nuovo (la definizione qui non è banale) di stare in politica. Una politica non politicante bensì ispirata dal coraggio, dalla passione, dalla tensione ideale e dal disinteresse. Che guardi all’etica del vivere comune e non all’ingannevole schema destra-sinistra, copertura di un sistema di affari che a seconda delle circostanze risulta in elargizione di denaro pubblico alle imprese amiche di questi, o di quelli, o di entrambi come pure si è visto. Una politica che da aree di pensiero che una classificazione discutibile vorrebbe disomogenee tra loro sappia trarre il meglio e scartare il peggio, in una trasversalità virtuosa che scomponga e ricomponga le posizioni sparigliando i giochetti nei quali i politicanti di ogni parte, a copertura reciproca, tipicamente eccellono.
Investito di un mandato popolare diretto e fortissimo, liberato dal condizionamento della casta, de Magistris ha tuttavia innanzi a sé un compito terribile. Riuscirà ad assolverlo senza inciampi? Non avendo clientele sulla cui rendita mantenersi, ogni insuccesso, pur insignificante o temporaneo, gli sarà scagliato addosso per attizzare un malcontento che la grandissima aspettativa suscitata può facilmente innescare.
Gli attributi, cosiddetti, non gli mancano: nella magistratura che lasciò nel 2009, il suo costume di non guardare in faccia a nessuno non sembra gli abbia conservato molti amici; minoranza nel suo stesso partito, visto come “rivale” di Di Pietro e non propriamente amato dai dirigenti napoletani, ha corso egli solo contro tutti, mettendosi in competizione con lo stesso PD e relativo apparato. Sempre con determinazione, senza macchia e senza paura. Credo che non defletterà da questo atteggiamento, anche se per i molteplici interessi che andrà a toccare tanti s’ingenieranno di mettergli i bastoni tra le ruote, di screditarlo, di fargli terra bruciata intorno. Dovrà guardarsi bene le spalle, Luigi de Magistris, anche in senso fisico. Spero proprio che lo farà.
Il suo trionfo, come già sottolineai in altro commento, mi sembra introduca un essenziale elemento di novità che per importanza trascende il contesto locale poiché rende percepibile all’intero paese un paradigma esemplare di riscossa, che può animare nella direzione giusta la risorgente speranza che esso si emendi dalla tabe che troppo a lungo l’ha impestato.
MS
(continua)

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