Città al voto, aria nuova o riciclata? – parte prima

L’elettoralismo non suscita il mio entusiasmo. Soprattutto in epoca d’inganno mediatico pervasivo, lo reputo essenzialmente uno mero strumento perché alcune persone perbene possano disporre di una tribuna ed esercitare, quando possibile, un controllo sugli affari dei mascalzoni. Non riesco a dissimulare l’insopprimibile disprezzo che mi ispirano la politica politicante e i suoi interpreti, che dominano la scena. Dunque della politica, in generale, mi interesso sì ma non mi occupo. Raramente, allorché sembra emergere qualche elemento ancorché minimo di democrazia (democrazia diretta) o di partecipazione (“dal basso”), allora il mio interesse si ravviva.
Ciò premesso, svolgerò qualche schematica considerazione all’esito del primo turno delle elezioni amministrative 2011, mentre ancora quello di ballottaggio è in corso. Considerazioni che per economia di tempo e di spazio limiterò alle quattro città più grandi.
Napoli
Un ottimo segnale è venuto a mio avviso da Napoli, città stremata dal bassolinismo, nella quale le primarie del PD, poi annullate, si ricorderanno per la rilevante partecipazione di Cinesi a gruppi.
Luigi de Magistris, che come tutti i mortali non è infallibile ma che da magistrato integerrimo non guardò in faccia a nessuno, ha ottenuto col 27,52% dei voti un clamoroso successo personale (mentre il prefetto Morcone, mandato allo sbaraglio, ha chiuso al 19,15%) su una linea di distinzione dal regime dei partiti e dall’artificioso schema “destra-sinistra”. In una città dove in campagna elettorale ancora prosperano, mutatis mutandis, sistemi di cattura del voto di laurina memoria, è un risultato che si potrebbe definire strabiliante.
Sull’avversario che de Magistris affronta al ballottaggio non spreco parole. Rilevo piuttosto che ai numeri alla Totò nei quali si è esibito il sig. Mohamed Esposito i Napoletani hanno risposto, per ora, con uno squillante pernacchione.
Due osservazioni ancora. L’appoggio offerto a de Magistris dell’ex presidente ultrà di Confindustria D’Amato non fa presagir bene. Quanto al sig. Macaluso, che dice “se dovessi votare a Napoli mi turerei il naso e voterei de Magistris” per rispetto alla sua veneranda età mi dispiaccio dover notare che il naso andrebbe semmai turato in presenza di quel suo voto togliattiano: un voto, non richiesto, d’inquinamento politico.
Comunque vada a finire, resta fondamentale è che de Magistris, con una battaglia di coraggio condotta in un contesto difficilissimo, sia riuscito a costruire e a rendere percepibile un paradigma esemplare di riscossa, che può animare nella direzione giusta la risorgente speranza di emendare il paese dalla tabe che l’affligge. Quel che il decantato “fenomeno” Vendola a mio parere non è in grado di fare.
Bologna
Il risultato più rilevante non è secondo me il successo al primo turno del candidato PD Merola col 50,46% (e col partito al 38,27%) ma il 9,50% conseguito da Massimo Bugani del M5S col 9,40% alla lista. In una regione pesantemente dominata dal complesso ex picista e condizionata dall’impresismo delle cooperative di costruzioni che con lo spirito cooperativistico originario poco ormai hanno a che vedere, il Movimento 5 Stelle conferma nel capoluogo, e anzi lievemenrte incrementa, il successo che già aveva conseguito alle elezioni regionali del 2010 (8,1% alla lista e 9,3% al candidato eletto).
Date le funzioni di controllo nelle assemblee elettive e di rapporto diretto coi cittadini, alle quali gli eletti del M5S hanno finora tenuto fede, si potrebbe sperare qualcosa di buono.
MS
(continua)

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