Un patto scellerato – parte quarta

Negli anni ’70 del secolo passato, all’apice di un processo redistributivo pluridecennale che aveva attraversato la stessa guerra, la ricchezza nell’occidente capitalistico era distribuita, lungo la scala sociale, con migliore equilibrio che in qualunque altro momento storico. In Scandinavia si ipotizzavano soluzioni ardite di redistribuzione ancora più avanzata (e.g. la tassazione negativa).
La reazione liberista degli anni ’80, precorritrice di globalizzazione e mondialismo, pervenì ad arrestare e a capovolgere quella tendenza generando con crescente impeto, dalla monopartizione del pianeta prodottasi dopo il collasso del sistema sovietico in avanti, i fenomeni di aberrazione economica, culturale e sociale oggi in essere.
Son trascorsi pochi giorni dalla presentazione del nuovo rapporto di Bankitalia “La ricchezza delle famiglie italiane”, scaricabile qui in formato pdf, che tra le altre cose, analizzando la distribuzione della ricchezza netta nel paese nel corso del decennio 1998-2008 (tavola 4A del documento), indica come la relativa percentuale complessivamente detenuta dal 10% delle famiglie più facoltose oscillasse in un intervallo compreso tra il 42,9% minimo del 2004 e il 47,5% massimo del 2000, mentre il 50% delle famiglie più povere, nello stesso periodo, complessivamente ne godevano in una misura variabile tra il 9,3% minimo del 1998 e il 10,1% massimo del 2004: una sostanziale stabilizzazione al negativo di una sperequazione grave, alla quale risulta affatto indifferente l’avvicendarsi, nel periodo dato, di coalizioni differenti al governo – coalizioni tra le quali, evidentemente, le differenze rispettive anche nel campo delle politiche socioeconomiche potevano risultare fors’anche importanti, a volte, ma non già essenziali. Va tenuto conto, per una migliore lettura dei dati succitati, che nello stesso documento si stima (tavola 1A) una ricchezza netta per famiglia che per il decennio preso in considerazione passa, a prezzi costanti 2009, dalla media nazionale di 334.950 euro nel 1998 a quella di 356.116 euro nel 2008, con un forte calo tra il 2007 e il 2008.
Questa situazione, esemplificata nella citazione del rapporto di Bankitalia ma attestata in ogni rilevazione statistica dotata di un fondamento minimamente serio, evidenzia l’epocale trasferimento di risorse disponibili avvenuto come già accennato nell’ultimo trentennio tra capitale e lavoro (lo schema non sarebbe invero così semplicistico, ma così può essere riassunto in una battuta). Su questo tema un certo documentato approfondimento è stato effettuato da Marco Panara nel suo recente saggio “La malattia dell’occidente”, uscito per Laterza nel 2010.
MS
(continua – la prima, la seconda e la terza parte sono del 25, del 26 e del 27 dicembre 2010)

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